Il 26 maggio la professoressa Locati ha fatto alla nostra classe un bellissimo regalo: ha invitato una sua amica che lavora nel carcere di a�?Operaa�? per raccontarci la sua esperienza.
Elisa A? subito partita col raccontare la storia del suo impegno dentro al carcere; con altri soci ha fondato una cooperativa per insegnare ai detenuti il mestiere del panettiere. Inizialmente, hanno assunto 5 detenuti per arrivare questa��oggi ad averne un numero piA? elevato.
Ci ha spiegato che ogni detenuto alla��interno del laboratorio di panetteria ha un proprio compito e un proprio ruolo.
Mi ha molto colpito quando ci ha raccontato che un detenuto, dopo essere uscito di galera, grazie alle competenze che aveva acquisito nel laboratorio, A? riuscito a trovare lavoro facendo il panettiere.
Mi hanno molto colpito il cuore certe lettere di qualche detenuto ormai trasferito in un altro carcere o di qualche ex carcerato ora libero scritte ad Elisa e che lei ci ha letto.
Posso dire che questo incontro mi ha molto fatto riflettere.
Luca
Ho sempre pensato che tutti i detenuti vivessero le loro giornate in stanzette simili a gabbie, sdraiati su un letto in attesa che le giornate volgano al termine.
Invece non A� cosA�, perchA� in prigione alcuni carcerati imparano a lavorare e svolgono tante attivitA�.
Da questo ho capito che le loro vite hanno comunque un senso e che non sono abbandonati a se stessi. Anche per loro ca��A? una speranza, quella di essere a�?recuperatia�? e reinseriti, in futuro, nella societA�.
Stefano C.
In classe abbiamo incontrato Elisa Mapelli, una simpatica ragazza che lavora nel carcere di Opera. Nello specifico, fa il pane con i detenuti. Questo, dopo la cottura, viene in parte utilizzato dalla mensa e in parte venduto. Durante la��incontro ci ha spiegato che la cooperativa per cui lavora offre questa possibilitA� ai detenuti in modo che essi, una volta usciti, possano continuare a lavorare, avendo imparato un mestiere. Ci ha raccontato anche che un detenuto, una volta diventato libero, le ha spedito lettere molto commoventi in cui le raccontava quanto era cambiato.
Sono rimasta davvero sbalordita. Non credevo che in carcere si potesse lavorare. Credevo che si fosse obbligati a stare tutto il giorno nella cella senza mai poter vedere il cielo azzurro.
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Elisa ha fondato una cooperativa alla��interno del carcere di Opera insieme a suo padre e ad altre persone per far imparare ai detenuti il mestiere del panettiere. Elisa ci ha detto che, tra lei e i detenuti, si A? instaurato un forte legame di amicizia. Abbiamo fatto molte domande a Elisa. Io ammiro molto il lavoro di Elisa.
Chiara
Il giorno 26 maggio A? venuta nella nostra classe una signora che lavora in carcere: Elisa. Ea�� venuta per raccontarci la sua esperienza e parlarci di come si puA? vivere dentro un carcere. Nel carcere di Opera, alcuni detenuti sono diventati dei bravissimi panettieri. Ci ha raccontato di un carcerato che, una volta uscito di galera, le ha scritto delle lettere in cui diceva quanto questa esperienza del lavoro di panettiere in carcere la��avesse cambiato e di come si sentisse libero.
Alla��inizio Elisa era titubante e impaurita alla��idea di entrare in carcere ma, con il passare del tempo, conoscendo i detenuti, si A? instaurato un rapporto di amicizia e di rispetto reciproco.
Ho capito che nella vita bisogna stare attenti a non commettere errori perchA�, poi, questi sono difficili da cancellare. Ho capito anche che Elisa deve avere una grossa sensibilitA� per poter stare con persone bisognose di aiuto e di affetto.
Alessandra
Elisa ci ha raccontato che inizialmente non sapeva come approcciarsi con i detenuti; infatti, ci ha spiegato che in alcuni casi si A? accorta di aver sbagliato modo di interagire.
Una delle cose che mi ha colpito maggiormente A? stata la lettera che ha ricevuto da un detenuto il quale le ha scritto che vent’anni di carcere non lo avevano cambiato per nulla, ma solo un mese dopo la��esperienza del laboratorio si A? sentito un uomo vero, un uomo libero, completamente trasformato.
Questo incontro A? stato davvero molto utile per me perchA� ho capito che A? impossibile cancellare gli errori fatti, ma che bisogna riscattarsi e mettersi in gioco per diventare una persona migliore.
Stella
Ho sempre avuto in mente quelle prigioni buie, misteriose, dove vengono rinchiuse persone spaventose tanto quanto la��edificio dove alloggiano, che magari avevo visto in qualche film americano. Dopo tutto ciA? che ci ha raccontato Elisa sulla sua vita e sulla vita di alcuni carcerati, questo mio stereotipo A? completamente cambiato.
Elisa, con la sua descrizione, A? riuscita un poa�� a farmi entrare in quel mondo, dove quei carcerati possono diventare ciA? che nella loro vita precedente non hanno mai potuto essere. Parliamoci chiaro, quel che hanno fatto, hanno fatto e, purtroppo, il passato non si puA? cambiare, ma chi lo dice che il proprio futuro A? giA� scritto?
Cimentarsi in lavori artigianali, come il panettiere, puA? stimolare o anche un poa�� rendere partecipi di ciA? che accade fuori da quelle sbarre.
a�?Fuori si puA? essere felici?a�?
Questa domanda, che ha posto un detenuto a Elisa, continua a rimanermi impressa nella mente. Io ora sono felice e non sto facendo niente di speciale. Sono sicura che anche tu, magari non ora, ma quando incominci ad impastare il pane o ad infornare ciambelle ti senti libero. Ecco la felicitA� A? un assaggio del cielo.
Questa��incontro ha lasciato un segno indelebile su di me, e non lo dico solo per dire, ma viene proprio dal profondo.
Ringrazio Elisa e anche tutti i partecipanti della cooperativa per avermi aperto gli occhi.
Maria Vittoria
Un aspetto che mi ha toccato molto sono le lettere che ci ha letto Elisa. Ha raccontato anche di aver stretto un rapporto di amicizia con alcuni detenuti e questo non me lo aspettavo. Anzi, nemmeno lei se lo aspettava.
Manuela
Admin Scuola
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