EDUCARE OGGI

Abbiamo intervistato un’educatrice che lavora nella nostra scuola. Ecco quanto abbiamo ascoltato e capito direttamente dalle sue parole e quanto abbiamo imparato.

 

Cosa significa educare oggi? Lo scopriremo insieme all’educatrice che abbiamo in classe.

Alice Ravasi è un’educatrice impegnata in vari campi sociali che si occupa di bambini e famiglie in difficoltà.

Il suo lavoro spazia in vari campi, dall’aiuto a bambini con problemi scolastici, all’aiuto a famiglie con problemi di gestione, al sostegno a genitori separati, all’aiuto compiti.

Nonostante sia molto faticoso e impegnativo, è molto soddisfatta del suo lavoro e lo svolge con impegno, serietà e sempre con il sorriso.

 

In quale campo opera?

Sono un’educatrice professionale e opero nel campo educativo-sociale.

 

In che cosa consiste esattamente il suo lavoro?

Lavoro per una Cooperativa sociale e mi occupo di diversi progetti:

  • assistenza educativa scolastica AES (lavoro a scuola con bambini e ragazzi che aiuto all’interno della classe);
  • da dieci anni lavoro con le tutele minori di diversi comuni e mi occupo di assistenza domiciliare minori ADM (famiglie seguite dai servizi sociali che hanno dei problemi e hanno bisogno dell’educatore).

Per i servizi sociali seguono situazioni di diverso tipo: bambini con disabilità, famiglie con problemi (separazioni conflittuali, genitori che non riescono ad occuparsi dei figli …). Le famiglie hanno un monte ore stabilito dai servizi sociali e le attività che svolgo sono le più diverse, per esempio aiuto compiti, sostegno alla figura dei genitori, colloquio con gli insegnanti, esperienze fuori casa, ecc.

  • seguo un progetto di alternanza scolastica presso la Casa di Emma, cioè seguo un bambino con problemi relazionali che trascorre alcune ore scolastiche presso la Casa di Emma, svolgendo diverse attività, compresa ippoterapia;
  • mi occupo, insieme ad altri colleghi, di un progetto di Housing sociale che consiste nel seguire una famiglia con minori che ha problemi nella gestione del bilancio familiare o nella gestione della casa.
  • in estate partecipo al centro estivo presso la Casa di Emma;

Intervengo in generale quando c’è un minore o una famiglia in difficoltà. Educare viene da “E- ducere”, e significa tirar fuori, quello che avete dentro, aiutarvi a star meglio nel contesto in cui vivete.

 

Quale è stato il suo percorso scolastico e di formazione professionale?

Mi sono diplomata al liceo Socio-psico-pedagogico (oggi Scienze umane) a Villa Greppi. Poi ho mi sono laureata (laurea triennale) nel 2009 in Scienze dell’Educazione professionale alla Bicocca di Milano e poi ho ottenuto la Laurea magistrale in Scienze pedagogiche nel 2012, con una tesi di ricerca utilizzando l’approccio delle tecniche narrative autobiografiche.

La pedagogia è la scienza dell’educazione e solitamente il pedagogista gestisce gli educatori.

 

In quale modo è arrivata a svolgere il suo lavoro?

Mentre studiavo all’Università ho fatto un anno di servizio civile (opportunità che offre lo stato per i giovani dai 18 ai 29 anni con un piccolo stipendio di 433 euro al mese) e mi e’ stato molto utile. Ho lavorato nel mio Comune facendo delle piccole esperienze di lavoro educativo (punto gioco comunale, scuola, ecc.), esperienze di tirocinio e volontariato (Nostra Famiglia), ripetizioni private.

Nell’estate 2009 a Casa di Emma serviva un’educatrice per il centro estivo, sono stata contattata e ho lavorato per una settimana e poi a settembre sono stata nuovamente contattata. Successivamente, ho fatto un colloquio di lavoro e mi hanno assunta. Nel colloquio ti chiedono qual è la tua formazione (innanzitutto, devi compilare bene il curriculum perché è la tua cartolina di presentazione), di parlare delle tue esperienze precedenti e cercano di capire le tue attitudini.

 

Ritiene che le scuole e i corsi frequentati siano stati utili per il lavoro che svolge?

Sì, molto, perché la mia formazione è stata pertinente al mio lavoro. E’ stato molto utile per me lavorare mentre studiavo, perché mettevo in pratica ciò che imparavo e all’Università capivo meglio ciò che dicevano i professori. All’inizio lavoravo part time per poter anche seguire i corsi e studiare.

 

Quali doti e capacità professionali sono richieste nel suo lavoro?

Capacità empatiche nella lettura dell’altro, capacità di ascolto, tanta pazienza, tanta flessibilità, capacità di organizzazione, di progettazione, capacità di lavorare in gruppo, di mettersi in gioco, di leggere la situazione e molta sensibilità.

Quali sono i principali aspetti positivi del suo lavoro?

Amo il mio lavoro, ne sono entusiasta. Aspetti positivi: faccio ogni giorno cose diverse, è molto stimolante, sono sempre a contatto con tante persone, tante situazioni diverse, contesti disparati e imparo moltissimo. Non mi annoio mai.

 

E quelli negativi?

Faccio tanti chilometri, il lavoro e’ faticoso, lo stipendio non molto alto. Inoltre, vorrei che il lavoro dell’educatore avesse un riconoscimento economico e sociale più alto.

 

Quale grado di soddisfazione ricava dal suo lavoro?

Moltissimo perché è molto stimolante ed è molto bello vedere come il mio lavoro serve per provocare dei piccoli cambiamenti nelle persone con cui lavoro. Da 1 a 10, sotto questo aspetto il mio voto è 9.

 

Ripensando alla sua esperienza, quali suggerimenti si sente di dare a un giovane che deve scegliere il corso di studi?

Cercare di capire quali sono le sue attitudini, i suoi interessi, guardarsi dentro e capire a quali materie si sente più vicino, se assomigliano ad un lavoro che gli piacerebbe fare da grande.

Io pensavo di voler diventare insegnante o comunque fare un lavoro a contatto con altri. Non aver paura di sbagliare ed essere pronti a cambiare; se vi accorgete che non è la scuola fatta per voi, abbiate il coraggio di cambiare, di scegliere altro, perché non è detto che uno faccia da subito la scelta che lo soddisfa. Fatevi aiutare e guidare dalle persone che stanno con voi, perché vi conoscono bene e vi guardano.

Samuele Pittiglio, 3^ A

 

Abbiamo riflettuto proprio a partire dalle parole di Alice che ci ha detto: “L’educatore, spesso, svolge un lavoro sottovalutato”.

Se pensate che il lavoro degli educatori sia facile, banale, stanziale o poco stancante, allora siete proprio fuoristrada!

Per togliere queste etichette che alcune persone appiccicano agli educatori, abbiamo pensato di scoprire gli angoli oscuri di questo lavoro su cui mai nessuno ha deciso di fare luce.

Alice Ravasi, nome e cognome della donna che ci ha aiutati in questa impresa, ha risposto a tutte le nostre domande e ora vi riassumeremo il contenuto dell’intervista.

Alice opera nel campo educativo-sociale ed è un educatrice professionale; lavora per una cooperativa sociale e aiuta all’interno della classe o a casa i bambini o i ragazzi che segue, anche con le tutele minori.

Si occupa di un progetto di “housing sociale” con altri educatori, che consiste nel curare dei minori in una famiglia con difficoltà economiche. La nostra Alice non fa solo questo, ma anche “A.E.S” ovvero: “assistenza educazione scuola” e “A.D.M”: “assistenza domiciliare minori”; Lavora circa 38 ore la settimana.

Per svolgere questo lavoro, ha seguito una formazione lineare: si è laureata in Scienze dell’educazione nel 2009 e in Scienze pedagogiche nel 2012, con una tesi di ricerca utilizzando l’approccio delle tecniche narrative autobiografiche.

Per un anno ha fatto il servizio civile, un’opportunità che lo stato offre ai giovani dai 18 ai 29 anni, che le ha permesso di svolgere un tirocinio in attività educative e di ricevere un piccolo stipendio di circa 400 euro. Alice ha proseguito dicendo che, quando nel 2009 serviva una educatrice alla “casa di Emma”, è stata contattata e assunta.

Il ruolo dell’educatore cominciava ad interessarci, volevamo saperne di più, così abbiamo chiesto anche quali caratteristiche bisogna avere per fare un lavoro come il suo e lei ci ha detto che bisogna avere capacità empatiche, di ascolto, di organizzazione, bisogna mettersi in gioco, avere pazienza, sensibilità e flessibilità.

Ogni giorno Alice fa cose diverse; infatti, ci dice che il suo lavoro le permette di imparare moltissime ed è ricco di stimoli e input.

Anche se il suo lavoro è molto soddisfacente, è altrettanto stancante; in effetti bisogna spostarsi molto. Inoltre, non ha uno stipendio molto alto, visto che l’educatore non ha un riconoscimento sociale elevato, ma ad Alice il suo lavoro piace molto ed è questo l’importante.

Come ultimo argomento, le abbiamo chiesto di dare alcuni consigli ai ragazzi che si trovano a scegliere la scuola superiore; lei ci ha risposto in questo modo: “Mi raccomando, non dovete avere paura di sbagliare, dovete essere sempre pronti a cambiare scelta; cercate di capire cosa volete fare davvero”.

Ringraziamo Alice Ravasi per averci aperto le porte di un mondo tutto nuovo. Ora sappiamo che l’educatore non è un lavoro da sottovalutare e che servono molto impegno e volontà di aiutare le persone.

 

Noemi Motta, 3^ A

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