LA VERA STORIA DELLA DIVINA COMMEDIA

“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una Selva Oscura, che la diritta via era smarrita…”.

Mi trovai davanti tre bestie che stavano per attaccarmi e, come un vero italiano, invece di risolvere i problemi, decisi di evitarli. Svenni.

Quando mi risvegliai, dopo aver accuratamente controllato di non essere stato sbranato dalle bestiacce, mi ritrovai davanti un uomo che urlava verso l’alto: “Dio!! E’ questo lo sfigato che devo accompagnare per tutto l’inferno e il purgatorio?” . Dall’alto arrivò una risposta: “Sì, quello con il naso peggiore che abbia mai creato, che si illude di potersi fidanzare con Beatrice e che si finge poeta”. “ Allora se la metti così, io me ne torno nel mio cerchio, lì ho una compagnia migliore: questo è già svenuto!”, ma i cieli si erano già chiusi.

Allora provai a conversare con quell’individuo che avevo davanti: “Buongiorno, io sono Dante Alighieri” “Sì, lo so. Io sono Virgilio, la guida che ti accompagnerà in buona parte del tuo percorso. Qui c’ è una sola regola: far parlare me in ogni occasione, in modo da evitare pessime figure …”.  “Ma io avrei tante domande da porti”. “E io non ho voglia di risponderti: tutto quello che devi sapere è che ogni cosa che ti sta accadendo l’ha voluta Dio, quello che, dopo il sacrificio che sto facendo accompagnandoti, dovrebbe prendere in considerazione l’idea di mandarmi come minimo in Purgatorio …”.

Iniziammo a camminare fino a che Virgilio non si fermò davanti ad un corso d’acqua. “Questo è l’Acheronte” mi disse Virgilio: “Ora, vista la tua precedente reazione, stai attento a non farti la pipì addosso” e poi sussurrò: “Ora comprendo che Beatrice non ha tutti i torti nei tuoi confronti”.

C’era poi una barca con sopra un anziano con la barba bianca, che appena ci vide disse: “Guai a voi, anime prave! Non isperate mai a veder lo…”. “ Sì, Sì, lo so, noi non dovremmo essere qui, perché la femminuccia fifona accanto a me non è ancora morta”, lo interruppe Virgilio. “Beh, in effetti era proprio quello che volevo dire”, rispose l’anziano. “Risparmiatelo: questo viaggio lo ha voluto Dio e io devo servire quest’uomo gratuitamente, senza nemmeno il pass per il purgatorio. Quindi, ora fammi un piacere e traghettaci fino all’altra sponda”.

Salimmo sulla barca e Caronte, questo era il suo nome, ci traghettò. Arrivati all’altra sponda ricominciammo a camminare. Percorremmo numerosi cerchi, ma ci fermammo a quello dei fraudolenti. Lì, c’era Ulisse, l’impavido uomo che attraversò le colonne d’Ercole. Era, insieme al suo compare Diomede, avvolto in lingue di fuoco. Iniziammo a camminare, e appena passammo davanti ad Ulisse, sentimmo la sua voce dire: “O frati, dissi, che per cento milia perigli siete giunti a l’Occidente a questa …”. “Sì ok Ulisse, bella storia, ma non ne posso più di sentirtela raccontare sempre!”, esclamò Diomede. “Va bene che sono un dannato, ma perché Dio mi ha messo accanto a questo?” . Poi si rivolse a noi dicendo:” Scappate fino a che siete in tempo, se no questo vi racconta tutta la sua storia: l’avventuriero più coraggioso di tutta la Grecia che ha cercato di attraversare le colonne d’Ercole in compagnia del suo equipaggio, eccetera, eccetera, eccetera ….”. Noi eseguimmo gli ordini di Diomede e ce ne andammo.

Dopo aver percorso qualche altro cerchio, arrivammo al punto peggiore dell’inferno: il lago Cocito. Lì, c’erano tutti i traditori incastrati nel ghiaccio e al centro c’era il peggio del peggio: Lucifero. Virgilio, con molta tranquillità, mi portò davanti a Lucifero e iniziò a raccontarmi: “Vedi, Dante? Questo è il classico esempio da non seguire: colui che era al fianco di Dio, ora è dal lato opposto solo perché voleva diventare più importante di lui. Oh, Lucifero, Lucifero, Lucifero … Come puoi aver concepito una cosa del genere?”. “Te l’ha detto Dio di dirmi queste cose, vero?”. “Sì, e devo dire che è quasi peggio di impararsi a memoria parte dei poemi omerici”. Dopo aver detto ciò, Virgilio fece cenno di seguirlo: insieme saltammo sulle ali pelose di Lucifero, passammo per un foro tra Lucifero e il ghiaccio e, come nei peggiori racconti fantastici di Omero, il mondo si girò. “E così uscimmo a riveder le stelle”.

Eravamo arrivati nell’antipurgatorio e, non sapendo cosa fare, ci sdraiammo per qualche ora a prendere il sole e a farci un bagno nelle acque bagnate dell’Atlantico. Dopo qualche ora, dopo esserci accuratamente asciugati, iniziammo a scalare la montagna davanti a noi. Prima di iniziare, però, incontrammo uno sconosciuto, Sordello, e con il suo incontro capii che, per vendere il libro che avrei dovuto scrivere per Beatrice, sarebbe stato indispensabile criticare l’Italia.

Iniziammo a scalare la montagna del Purgatorio e incontrammo pers… ah no, anime insignificanti, di cui non vale la pena raccontare.

Arrivati nell’Eden, comparve un carro con sopra una bella ragazza. Così, mi girai verso Virgilio per domandargli come poter contattare e dove trovare quella ragazza, ma Virgilio era scomparso. E, ormai preso dall’abitudine, svenni di nuovo.

La bella ragazza mi svegliò e solo a quel punto capii che in realtà era Beatrice. Iniziò subito a rimproverarmi: “Certo che sei proprio un bambino frignone! Neanche quando avevo tre anni ero capricciosa come lo sei tu ora! Alzati e muoviti, che dobbiamo andare da Dio”.

Arrivati in paradiso, cercai di parlare con un linguaggio aulico, e forse è proprio per questo motivo che stetti zitto per quasi tutto il tragitto. Io e Beatrice percorremmo tutti i cieli del paradiso, mentre io cercavo in tutti i modi di elogiarla per riuscire a conquistarla, ma con scarsi risultati. Nel quinto cielo, incontrammo un mio probabile antenato, anche se non aveva il mio stesso naso, Cacciaguida. Egli fece una profezia: mi raccontò che sarei stato esiliato. Io, ancora comportandomi come un vero italiano, gli feci un gestaccio e me ne andai imprecando, dimenticando di trovarmi in paradiso. Io e Beatrice proseguimmo fino all’Empireo, in cui si aggiunse a noi il terzo incomodo: San Bernardo. Insieme a lui non provai a conquistare la mia amata, perché quel rompiscatole di San Bernardo iniziò a parlarmi della fede e dell’amore per Dio; ma sai che me ne importava. Io amavo Beatrice, mica Dio. Raggiungemmo, infine, uno strano luogo: una specie di anfiteatro: la Candida Rosa. Qui, Beatrice e San Bernardo mi annunciarono che si trovava Dio così, come mi avevano suggerito le furbissime anime del purgatorio, mi pentii in mezzo secondo di tutti i miei atti di lussuria e venni perdonato. “Possibile che Dio sia così fesso?”, mi chiesi.

Arrivati da Dio, egli mi parlò: ”Buongiorno Dante: io lo so cosa hai appena pensato e no, non sono un fesso. Ad ogni modo, spero che tu possa approfittare dell’esperienza che ti ho fatto vivere per raccontare il tuo viaggio ai tuoi contemporanei”. “Non so, Padre. L’ultima volta che ho provato a raccontare loro una storia, non mi hanno creduto e mi hanno detto che ho il naso lungo come quello di Pinocchio per tutte le fesserie che dico: penso sia difficile che credano al fatto che io abbia compiuto un viaggio fra inferno, purgatorio e paradiso, per poi raggiungere Dio. Penseranno che abbia sognato tutto ciò”. “Effettivamente a questo non ci avevo pensato; beh, ma non posso fare tutto io. Vedi di arrangiarti in qualche modo, mi hai stancato” e subito dopo mi rispedì a casa.

In effetti devo ammettere che mi aspettavo un finale diverso per questa storia, ma non importa: modificherò qualcosa nell’opera che scriverò. Che problema c’è?

 

Aurora Vener , 2^F

 

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