L’INCONTRO CON LO SCRITTORE ANTONIO FERRARA (riflessioni delle classi seconde)

La parola ad alcuni alunni della 2^C: 

 

ANTONIO FERRARA, UN EDUCATORE DIVENTATO SCRITTORE           

Antonio Ferrara è uno scrittore e illustratore italiano. Ha lavorato per sette anni presso una comunità per minori a Novara. Attraverso la scrittura, l’autore racconta la storia di molti ragazzi e il loro disagio. Con i suoi libri dà voce a chi non ce l’ha, per rendere protagonisti i ragazzi più fragili, con lo scopo di comunicare speranza.

Una delle sue opere più celebri è “Ero cattivo” che ha ricevuto il Premio Andersen nel 2012. In questo libro il protagonista, Angelo, ci lancia il messaggio che tutti gli adolescenti hanno in pugno il proprio destino e che hanno sempre bisogno di un punto di riferimento che, soprattutto in questa età, creda in loro e che non li abbandoni mai.

Ferrara è convinto che scrivere è come fare educazione sentimentale perché bisogna ascoltare le persone (in questo caso i ragazzi), mettersi nei loro panni e, soprattutto, capire i loro sentimenti; è proprio quello che lo scrittore ha trasmesso il 30 Aprile al cineteatro “Edelelweiss” a Besana.

Sara Musolino, 2^C

 

ARGOMENTI DIFFICILI E RISATE CON ANTONIO FERRARA

Il 30 aprile 2019 gli studenti delle classi seconde e terze della scuola secondaria di primo grado “Aldo Moro” si sono recati al teatro “Edelweiss”, per un incontro con lo scrittore Antonio Ferrara.

Per chi non lo sapesse, Ferrara è originario di Napoli, ha 62 anni e ha lavorato come educatore di ragazzi difficili, ospitati in case famiglia o comunità; la sua conoscenza di questi ragazzi lo ha spinto a scrivere libri ispirati alle loro storie. All’ incontro si è parlato principalmente dei libri “Ero Cattivo” e “Pusher”.

Antonio Ferrara è stato anche molto bravo a relazionarsi con i ragazzi durante l’incontro: con parole semplici, espressioni gergali e domande rivolte direttamente a loro, ha ottenuto piena attenzione da tutti i presenti.

LE RIFLESSIONI DELL’AUTORE:

Sapete perché è meglio mantenere un orecchio acerbo quando si cresce?, ha domandato.

Perché un orecchio acerbo, da piccolo, riesce a far comprendere agli adulti il linguaggio dei bambini e dei ragazzi.

Il libro si chiama “Ero cattivo” perché l’analisi grammaticale di ero è un tempo imperfetto, spiega, e, se si è imperfetti, si può solo migliorare. Inoltre, ho scelto il nome Angelo, perché un angelo cattivo sono due parole che fanno a pugni tra loro, ma è per questo che funzionano.

Io lascio sempre un finale aperto perché questo dà modo al lettore di immaginarsene uno suo,  rivela. Io scrivo 1/8 del libro, tocca al lettore immaginarsi i 7/8.

Le regole in teoria, servono per tutelare i più fragili, ma in verità talvolta bisogna disobbedire, perché questo aiuta a crescere, anche se bisogna stare attenti a quali regole dare retta e quali infrangere.

ALCUNE DOMANDE SU “ERO CATTIVO”:

  • Lei si ritrova nella figura di Padre Costantino?

Sì, mi ritrovo in lui, solo che Padre Costantino è migliore di me, perché è una figura idealizzata.

  • Come si è sentito all’inizio in questo gruppo di ragazzi difficili?

All’inizio non sapevo nulla, perché io avevo intrapreso studi artistici da adolescente, ma poi ho iniziato a studiare e da allora scrivo libri su questi ragazzi.

  • Perché ha fatto morire Mara?

Perché era un colpo di scena e, poi, per far vedere come avrebbe reagito Angelo.

  • Quale era il suo obiettivo?

L’ho fatto per dimostrare che certi ragazzi non devono essere puniti, perché nella punizione cercano conferma che sono cattivi, quando invece non lo sono.

  • Perché Angelo si sente in colpa per la morte di Mara?

Perché certi ragazzi finiscono per farsi carico delle colpe di tutti.

 

Dopo questo, Ferrara ha parlato del libro “Pusher” e del fatto che mostrava tutto sotto un’ottica scherzosa, perché questo fa in modo che i ragazzi abbiano meno paura dei personaggi. Infine, ha fatto vedere un video di due uomini cinesi, uno cieco e uno senza braccia, che piantavano alberi (“Io sarò i tuoi occhi e tu le mie braccia” è il titolo).

L’incontro è finito all’una con il momento degli autografi e, strano ma vero, tutti i ragazzi sono stati entusiasti di aver conosciuto Antonio Ferrara e sono tornati a scuola pieni di emozioni e con un nuovo modo di vedere il mondo.

                                                                                                              Erika Maiocchi, 2^C

 

ERO UN CATTIVO… PUSHER 

Al teatro “Edelweiss”, si è tenuto l’incontro tra lo scrittore Antonio Ferrara e gli alunni delle terze e delle seconde medie dell’Istituto comprensivo “Giovanni XXIII”. L’incontro si è svolto martedì 30 in tre ore fantastiche.

Dopo aver letto ai propri alunni “Ero Cattivo” e “Pusher”, gli insegnanti hanno organizzato questo incontro per dare ai giovani lettori la possibilità di capire il motivo della scrittura di questi libri e di conoscere meglio l’autore Ferrara. Dopo le prime domande, Antonio Ferrara ha iniziato a parlare del primo libro, il più conosciuto,“ERO CATTIVO”, che narra la storia di un ragazzo delle medie, Angelo, che combinava dispetti e azioni sbagliate a scuola; per questo è stato indirizzato ad un Centro di accoglienza per essere aiutato a capire i suoi comportamenti con l’aiuto di Don Costantino. Il libro racconta le vicende di Angelo e di come è riuscito a modificare i suoi comportamenti. Subito dal riassunto fatto dall’autore, gli alunni delle seconde, che hanno letto questo libro, l’hanno riempito di domande: “Perché ha fatto morire la povera ragazza incinta?”, “Lei riesce a impersonarsi nella figura del Don che si trova nel libro?”, “Perché ha voluto scrivere questo libro?”.

Molte sono state le risposte di Antonio, ma quella che ha creato più stupore a tutti è stata sapere che lui, prima di diventare scrittore, lavorava in un centro di accoglienza con dei ragazzi simili ad Angelo, il protagonista del libro “Ero Cattivo”.

Dopo la spiegazione del primo libro, Antonio Ferrara si è dedicato all’esposizione del secondo, nel quale si parla di un ragazzo che era un baby-boss mafioso. Aveva “ereditato” dal padre il lavoro dello spacciatore e in tutto ciò erano coinvolte anche la madre e la sorella; questo è stato il motivo del titolo “Pusher”, che in inglese significa spacciatore. Dopo la spiegazione, Ferrara ha raccontato di aver vinto con questo libro il premio letterario “Bancarellino”, nel 2018.

Una delle professoresse ci ha detto che, dopo l’esposizione di Ferrara, avrebbero proiettato un video nel quale si parlava di due persone che, anche se uno non aveva le braccia e uno non vedeva per via di qualche malformazione fisica, sono riusciti a crearsi una casa e una piantagione di 10.000 alberi. Insomma, sono stati in grado di fare cose difficili anche per una persona che sta bene sia fisicamente che mentalmente e in apparenza impossibili per chi ha una difficoltà. Gli alunni hanno compreso che la vita va avanti e che si può essere felice anche se le premesse non sono delle migliori, anzi sembrano remare contro.

Grazie a questo incontro, gli alunni sono tornati a casa molto felici di aver incontrato Antonio Ferrara e hanno detto che non si sarebbero mai aspettati uno scrittore così simpatico, bravo, disponibile e capace di coinvolgerli.

Mi auguro che anche voi possiate leggere questi libri, come gli alunni della scuola “Aldo Moro”.

Lorenzo Colalongo, 2^C

 

UN AUTORE BURLONE

 Martedì 30 maggio, io e la mia classe siamo andati all’ “Edelweiss” per l’incontro con Antonio Ferrara.

Antonio è uno scrittore di libri per ragazzi molto interessanti. Noi abbiamo letto “Ero cattivo”, ma altre classi ne hanno letti altri, altrettanto entusiasmanti.

Il libro letto da noi parla di un ragazzo di nome Angelo, che ha delle difficoltà. Viene quindi accolto in una comunità dove ci sono delle persone pronte ad aiutarlo. Con Ferrara abbiamo parlato di vari aspetti presenti nel libro. La prima cosa che ha incuriosito noi ragazzi è stata il motivo di questo titolo. Quando gli abbiamo posto questa domanda, lui ci ha risposto che la scelta è stata originata da una regola di grammatica. Infatti, il tempo verbale di “ero” è imperfetto, quindi risulta “ero imperfetto”. E “cattivo” perché da cattivi si può diventare bravi, come è successo ad Angelo.

Un’altra domanda abbastanza curiosa, è stata sapere perché nel racconto, a un certo punto, muore Mara, la ragazza incinta della quale Angelo era innamorato. Ferrara ci ha detto che tutto stava filando liscio e, quindi, il libro non sarebbe più stato interessante, ma sarebbe stato noioso; quindi ha aggiunto un altro problema che ha fatto scendere di nuovo l’autostima di Angelo, quando sembrava stesse migliorando.

Secondo me Ferrara è una persona molto simpatica e io non mi aspettavo che fosse così, perché solitamente gli autori sono più rigidi e non riescono a coinvolgere i ragazzi come, invece, ha fatto lui. Lo ringrazio perché, dopo la sua visita, sono riuscita a imparare cose nuove e appassionarmi ancora di più ai suoi libri: penso, infatti, che per queste vacanze inizierò un altro suo libro, come per esempio “Pusher”, un altro testo che fa crescere e fa capire i problemi che purtroppo la vita presenta.

Mi sento di dire un ultimo grazie a Ferrara, il simpaticissimo autore burlone!

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