L’immigrazione è un tema di attualità molto delicato che interessa il nostro Paese.
Una delle reazioni più consuete è la diffidenza, che può portare ad atteggiamenti razzisti. Dunque, affrontare un tema del genere richiede grande lucidità, animo sensibile e buona documentazione.
Spesso ascoltiamo le notizie al telegiornale, ma avete mai avuto l’opportunità di poter parlare dal vivo con degli immigrati e sentire la loro storia?
La nostra classe, il 24 novembre, ha partecipato a due incontri; nel primo abbiamo avuto la possibilità di ricevere un tutore legale volontario, Barbara, che si occupa dell’istruzione, della salute e della tutela dei minori stranieri non accompagnati.
Barbara ci ha spiegato che fare il tutore legale non è un lavoro e per questo non si viene pagati; è un gesto di volontariato, per cui una persona dedica del proprio tempo per offrire supporto a questi ragazzi, che emigrano dal loro Paese nativo, spinti da svariati motivi che rendono difficile la loro vita.
Chiunque può essere tutore legale di un MSNA (minori stranieri non accompagnati), anche se bisogna prepararsi e specializzarsi, come ha fatto Barbara.
Il tutore legale viene nominato da un giudice; è una persona maggiorenne di ineccepibile condotta. Nel caso in cui non vi fossero familiari o in presenza di conflitti tra di loro, il giudice può nominare anche una persona estranea come tutore.
Una volta offerta la propria disponibilità, si viene convocati dal giudice per ricevere la tutela di un MSNA .
Barbara ha fatto da tutore a tre ragazzi, di cui uno è ancora minorenne.
L’unione Europea riconosce diversi diritti dei minori stranieri non accompagnati, come la legge Zampa, ovvero Il diritto all’istruzione garantito, sia che siano titolari del permesso di soggiorno o meno.
Mercoledì 1 dicembre abbiamo avuto un incontro con dei ragazzi stranieri immigrati in Italia e il gestore della comunità in cui sono stati accolti: Lamin aveva 20 anni e veniva dal Gambia e Shahadat ne aveva 17 e veniva dal Bangladesh.
Questi ragazzi hanno lasciato i loro Paesi, le loro famiglie e sono fuggiti in cerca di una vita migliore.
Hanno attraversato e superato molte difficoltà e atrocità, ma, come abbiamo potuto vedere e sentire, con molta forza d’animo ce l’hanno fatta.
Appena arrivati nel nostro Paese sono stati accolti in una comunità per MSNA: in questo posto si sono ritrovati a cercare di capire lingue sconosciute, convivere con ragazzi che non conoscevano e affrontare nuove sfide ogni giorno.
Dopo essere entrati in comunità sono andati in una scuola serale per stranieri, per imparare la nostra lingua e le basi per affrontare una vera scuola.
Durante gli studi hanno svolto anche qualche piccolo lavoro per ricavare qualche soldo e spedirlo alle loro famiglie, rimaste in difficoltà nei loro Paesi originari.
Lasciare tutto e abbandonare le persone a loro care non deve essere stato facile e in classe abbiamo discusso su argomenti collegati a questo aspetto.
Lamin ci ha raccontato che quando è partito si è unito a dei suoi amici, ma nessuno di loro sapeva dove sarebbe andato. L’unica cosa di cui erano quasi certi è che sarebbero stati meglio che nel loro Paese. Durante il suo viaggio è stato anche in prigione in Libia per qualche mese, prima di partire con una barca per l’Italia.
L’altro ragazzo, Shahadat, ci ha parlato di quante volte la polizia croata lo abbia fermato per non farlo passare dalla Croazia e per quante notti abbia dormito nei boschi bosniaci.
La classe 3^C consiglia a tutti di avere almeno una volta nella vita un incontro simile, per comprendere il valore di ciò che abbiamo e per capire che nel mondo non tutti sono fortunati quanto noi, ma che ci sono persone che vivono in situazioni economiche e politiche inimmaginabili.
La classe 3^C
Admin Scuola
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