La settimana scorsa, la maggior parte dei televisori italiani erano sintonizzati su Sanremo; io lo guardavo “a pezzi”, tra una storia di Instagram e l’altra.
Ma una sera, mentre lo stavo guardando o per lo meno ascoltando, mi sono imbattuta in un monologo di un ospite che ha parlato del razzismo.
A dire il vero non ero molto attenta a quello che diceva (io volevo ascoltare le canzoni), e inizialmente non ero molto interessata.
Ma a un certo punto la mia attenzione è stata catturata dalla lettura di alcune parti del libro “Il razzismo spiegato a mia figlia”, di Tahar Ben Jelloun. Voglio condividerle con voi perché ritengo che questo sia un argomento importante, su cui bisognerebbe riflettere
“Babbo, che cos’è il razzismo?”, chiese la figlia al padre.
Tra le cose che ci sono al mondo il razzismo è la più distribuita. E’ un comportamento comune a tutte le società, tanto da diventare, ahimè, banale; consiste nel manifestare diffidenza e poi disprezzo per le persone che hanno caratteristiche fisiche e culturali diverse dalle nostre.
Una persona non nasce con il razzismo in testa, diventa razzista, ascoltando quello che le persone intorno a lei dicono; tutto dipende dall’ educazione”, rispose il padre.
“Ma i razzisti possono guarire?”, chiese Merième.
“Ma tu pensi che il razzismo sia una malattia?”.
“Sì, perché non è normale che un uomo disprezzi un altro uomo, perché ha un colore diverso della pelle”.
“La guarigione dipende da loro, se sono capaci di mettere in questione sé stessi o no, se uno si pone delle domande, se dice a sé stesso: può darsi che io abbia torto a pensare come penso. Perché quando una persona riesce ad uscire dalle proprie contraddizioni, va verso la libertà.”
La parola “razzismo” è una parola molto importante; si può essere diffidenti nei confronti di una persona indipendentemente dal colore della pelle, dalla religione e dalla cultura; l’importante è poi la conoscenza.
Io ho molti amici con il colore della pelle diverso dal mio, con culture e religioni differenti, ma li considero miei amici come chi è bianco come me e ha il mio stesso credo.
Penso che il razzismo sia più un problema degli adulti; noi adolescenti siamo in grado di accettare qualsiasi diversità. Non ci scandalizziamo di certo se un nostro amico ci dice che digiuna per il Ramadan oppure se un altro ci dice che è innamorato di una persona dello stesso sesso; per noi è la normalità.
La cosa più importante poi è essere liberi.
Elisa Zappitella, 3^A
Admin Scuola
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