MercoledA�, un noioso e stressante mercoledA�, la profesoressa Mandelli ha detto di aprire il libro a una pagina dal numero sconosciuto perchA� dovevamo iniziare un argomento nuovo.
Una volta aperta la pagina, non solo ero stanca perchA� il mio maestro di banda aveva giA� parlato di questi argomenti mille volte durante i concerti, ma ero anche arrabbiatissima perchA�, tra quelle pagine, ca��erano tutti gli strumenti a fiato tranne il mio. PerA?, la professoressa Mandelli mi ha subito risollevato il morale dicendo a me e a Emanuele di portare i nostri strumenti il lunedA� successivo.
Dopo aver sentito questo invito dalla prof. Mandelli, mi A? venuto in mente come ho conosciuto il mio bizzarro strumento…
Vi racconto…
Era un giorno piovoso e io ero a scuola, in quinta elementare. Il maestro stava interrogando un mio compagno di classe sui Greci. Io avevo studiato, ero preparata, tuttavia, invece di seguire la��interrogazione, guardavo le gocce di pioggia battere contro il vetro. Sapevo che il maestro avrebbe interrogato per una��altra ora e speravo solo di non essere estratta.
Per fortuna, alla��inizio della seconda ora, comparvero sulla porta di classe i due maestri di musica Simone e Samuele che cominciarono a portare nella��aula gli strumenti musicali per il Progetto di musica.
Dopo averci presentato i vari strumenti, ne assegnarono uno a ciascuno di noi: a un certo punto, arrivA? il turno di uno strano strumento tutto attorcigliato su se stesso con uno strano nome. Nessuna delle mie compagne voleva suonare quello strumento strano e un poa�� ingombrante, cosA� mi sono offerta io. Non avevo ancora capito bene il suo nome e scrissi in grande sul diario di scuola a�?EUFONIUMa�? (sono una��imbranata: ho scritto il nome del mio strumento in modo sbagliato!) .
Settimana dopo settimana, il maestro Simeone mi insegnava a�?una nota in piA?a�?, lo strumento mi piaceva sempre piA? e il maestro, che apprezzava il mio lavoro, mi propose di iscrivermi alla scuola di musica.
In questo modo cominciai la mia avventura musicale che porto avanti ancora oggi. Sono entrata a far parte anche della Banda Giovanile.
Lo studio della musica mi ha permesso di conoscere molte persone e molti amici; ho imparato ad ascoltare i vari strumenti della banda e a riconoscerli, e questo mi A? utile anche nella vita reale. Infatti, ho imparato ad ascoltare le persone: le diverse opinioni sono un poa�� come gli strumenti di una banda, tutti sono utili e tutti devono collaborare per una buona riuscita. Inoltre, secondo quanto dice il mio maestro, lo studio della musica permette di sviluppare una parte del cervello legata alla��udito.
Sono tante le emozioni che provo, soprattutto quando salgo sul palco per un concerto della Banda Giovanile: il mio cuore comincia a battere e mi fa da metronomo, e i globuli rossi fanno da note e da pause.
E il mio strumento? Ea�� diventato una parte di me e, ogni volta che vengo nominata dal maestro per far conoscere il mio strumento, mi batte il cuore alla��impazzata perchA� nessuno lo conosce.
Quasi dimenticavo, zoloft order online, buy zithromax il mio strumento si chiama Euphonium.
Emma Pellizzoni
2E
Admin Scuola
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