YOLOCAUST

Il progetto “Yolocaust”, pubblicato sul web dallo scrittore israelo-tedesco Shahak Shapira, aveva come scopo principale quello di sensibilizzare le persone sul fatto che, visitando i memoriali della Seconda Guerra Mondiale, risulti decisamente poco rispettoso scattarsi selfie e foto in posizioni “simpatiche” e “divertenti”. Shahak, per denunciare l’uso improprio di questi spazi, ha copiato dodici foto scattate da turisti in un atteggiamento decisamente troppo contento e serene rispetto al contesto e le ha incollate su foto storiche che ritraggono i fatti realmente accaduti durante il periodo nazi-fascista. Una denuncia con uno scopo più che corretto, ma il modo in cui è stata esposta sul web risulta troppo crudele? O è giusto che il messaggio arrivi chiaro e che si utilizzino anche metodi così toccanti e sensibili?

Io personalmente approvo la scelta e il progetto dello scrittore Shahak perché, data la gravità dei fatti e di tutti i modi con cui vengono ricordati questi avvenimenti, se il messaggio non è ancora stato ricevuto da alcune persone trovo corretto anche trasmetterlo con metodi decisamente più diretti. Ritengo il comportamento delle persone ritratte in queste dodici foto veramente incivile, irriguardoso e irriverente. Inoltre, leggendo i commenti del post di @will_ita, che ha diffuso questo progetto, sono rimasta ancora più sconcertata perché molti scrivono di aver visto, durante delle visite a dei memoriali, dei turisti scattarsi foto in pose sorridenti e spensierate. A prova di quanto riferito da alcuni visitatori, riporto il pensiero di uno di loro : “Ad ottobre sono stata ad Auschwitz. Sono rimasta a dir poco inorridita a causa del malcostume e del poco rispetto dimostrato da alcuni turisti.”.

Io penso che sia un comportamento davvero inaccettabile e spero non si smetterà mai, nemmeno in un futuro molto lontano, di ricordare i momenti terribili e crudeli avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale, perché la memoria è lo strumento più efficace per evitare che tutto ciò si verifichi di nuovo. Alcune persone, però, hanno scatenato delle lamentele sul web, considerando questo progetto estremamente eccessivo, come ci illustra l’articolo pubblicato il 21 gennaio 2017 da “ilpost.it”. Tra le persone che hanno criticato questo progetto era presente anche l’architetto Peter Eisenman, il quale ha progettato il monumento di Berlino che faceva da sfondo per queste foto. Lui stesso approva le foto felici dei turisti nel memoriale e ha voluto sottolineare la differenza tra esso e gli ex campi di concentramento: “Non ci sono corpi di persone morte sotto il mio monumento…” ha affermato.

Un’altra ragione per la quale Yolocaust è stato considerato eccessivo è la decisione di Shahak di pubblicare sul sito le immagini, senza censurare i volti dei turisti e senza chiedere loro alcun permesso, per cui, i protagonisti delle foto si sono riconosciuti solo vedendo per la prima volta i fotomontaggi online. In rete ora troviamo solo cinque delle riprese dodici originarie perché molti di loro, riflettendo sulle loro azioni, hanno chiesto scusa e, tramite una mail allo scrittore, hanno chiesto di eliminare le loro immagini dal web.

Penso che, nonostante il progetto sia piuttosto toccante e diretto, sia stato necessario, perché spesso molte persone vistano luoghi storici di una elevatissima importanza e con un significato molto profondo senza nemmeno rendersi conto di ciò che si trova davanti ai loro occhi e sotto i loro piedi. Sinceramente, mi trovo in disaccordo con l’architetto newyorkese perché, anche se in quel luogo non sono realmente avvenuti i fatti storici, è comunque un monumento di memoria delle vittime di questi soprusi e per loro rispetto dovremmo comportarci in un modo decisamente più decoroso, senza fare picnic e senza saltellare da una stele all’altra.

Anna Pirovano, 3^ E

 

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